Dai rifiuti plastici, una casa.

Case da rifiuti, l'edilizia del riciclo

La strada della sostenibilità edilizia passa inequivocabilmente attraverso il riciclo dei materiali da costruzione. E se ciò è valido per quelli che già hanno generato un ciclo di vita nel settore edilizio, a maggior ragione è significativa l’opportunità di riciclo di materiali provenienti da diversi settori, come i polimeri, spesso destinati unicamente alla discarica.
Infatti, ogni anno vengono prodotte quasi dieci milioni di tonnellate di plastica di origine fossile (dati Greenpeace), una quantità incredibile, non biodegradabile e in diversi casi ad alta tossicità: la presenza di cloro in alcune tipologie determina, infatti, la produzione di diossina qualora bruciate. Oltre a ciò va considerata la capacità di assorbire molti dei più pericolosi agenti chimici inquinanti disciolti nei liquidi che fa della porzione che ogni anno finisce tristemente negli oceani (il 10% del totale) una vera e propria bomba chimica.
Riciclare diviene allora la parola d’ordine, forse anche prima della corsa al bio-polimero ecologico, data difficoltà della società odierna a liberarsi dalla dipendenza dal petrolio. In questo contesto si inserisce l’idea di una piccola azienda britannica che ha fatto del problema la soluzione. La società, dopo due anni di lavoro e in collaborazione con le università di Cardiff e di Glamorgan, il Building Research Establishment (BRE) e il Carbon Trust, ha sviluppato a partire da rifiuti plastici e minerali un nuovo materiale da reimpiegare in edilizia. Thermo Poli Rock (TPR) è il nome di battesimo per il prodotto, frutto di un processo di lavorazione a freddo della plastica ed a ridotto consumo energetico; fattore importante soprattutto se si considera che ad esclusione di materiali polimerici come il Pet o l’HDPE, le plastiche di bassa qualità o termoindurenti richiedono una procedura complessa con notevoli costi di rilavorazione. In questo caso rifiuti pre-selezionati sono stati riciclati e ridotti di taglia, quindi miscelati a resine e gomme termoplastiche ottenendo un composto liquido modellabile al pari del cemento, impermeabile, ignifugo, e con eccellenti proprietà di isolamento. Il TPR è stato impiegato per realizzare pannelli strutturali, leggeri ed al tempo stesso ad alta resistenza a loro volta al 100% riciclabili e sicuri dal punto di vista chimico.
La tecnologia così messa punto è servita a portare avanti un progetto finanziato dall’Assemblea Governativa del Galles e destinato alla realizzazione di moduli prefabbricati eco-friendly: i pannelli in questione formano il telaio portante della casa che può essere esternamente rivestito con mattoni o blocchi di pietra, ed internamente isolato e intonacato come in qualsiasi altra abitazione. In termini di “spazzatura” ogni casa richiederebbe circa 18 tonnellate di rifiuti plastici, altrimenti destinati alla discarica, l’equivalente di 9.000 televisori vecchi o 7.200 desk di computer.
I moduli, per intenderci, hanno una vita limitata a 80 anni, ma a fine periodo potrebbero essere benissimo destinati al recupero diminuendone l’impronta ecologica. Il ministro dell’Economia britannico, Ieuan Wyn Jones, si è espresso con soddisfazione sul progetto sottolineando come il “nuovo processo sostenibile” abbia in sé un potenziale stimolante per l’ambito dell’edilizia e dei tanto citati “posti di lavoro verdi”.
Oltre al proggramma pilota già avviato, 19 moduli abitativi da portare a termine nei prossimi mesi nella cittadina di Merthyr Tydfil una volta ricevuto l’accreditamento dal Building Research Establishment, la società produttrice mira realizzare entro tre anni 3.000 abitazioni – principalmente per il mercato dell’edilizia sociale – con 40.000 tonnellate di rifiuti.

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